LA COMPARSA
DELL'ANIMALE DOMESTICO

Che cosa significa addomesticare un animale?

Addomesticare significa rendere un animale dipendente dalla convivenza e dal controllo dell’uomo.
Gli animali addomesticati si adattano allo stile di vita dell'uomo, in alcuni casi lo aiutano in certe attività lavorative, ma, se lasciati a se stessi, riprendono il comportamento selvatico.
Perchè l’uomo ha deciso di addomesticare gli animali ?

All'origine della domesticazione vi furono indubbiamente necessità pratiche: per esempio la coltivazione delle piante aumentò la quantità del prodotto mettendo a disposizione prodotti più adatti al consumo umano; questo fu possibile anche grazie alla forza trainante degli animali che oltre ai loro prodotti (carne, uova, latte, lana, etc) si rivelarono ottimi strumenti di trasporto per merci e persone.
La domesticazione nacque anche per l'esigenza dell'uomo di affermare la propria capacità di dominare il mondo e la natura.
La domesticazione, quindi, è un processo umano molto antico in cui l’uomo trasforma l'ambiente, le piante e gli animali adattandoli alle sue esigenze modificando il comportamento, il ciclo biologico e l’equilibrio fisiologico della natura addomesticata. Questa relazione tra uomo e natura addomesticata può essere definita relazione simbiotica, ossia una reciproca dipendenza. Molte specie addomesticate assunsero una grande importanza nei riti e nelle cerimonie religiose.




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LINEA EVOLUTIVA





DESCRIZIONE DEGLI ANIMALI

IL CANE

Il cane è un animale domestico appartenente all'ordine dei Carnivori, alla famiglia Canidi.
Il cane è, forse, il più intelligente degli animali. Tra i sensi del cane, il più sviluppato è l'olfatto, che gli consente di riconoscere cose e persone, e di seguire con rapidità e sicurezza tracce di uomini e di animali. Il cane è un vero simbionte dell'uomo, al quale si affeziona più di qualunque altro animale, divenendo suo amico, suo difensore e cercandone a sua volta protezione e carezze.
L'addomesticamento del cane e la conseguente selezione da parte dell'uomo delle varie razze canine è ad oggi motivo di dibattito scientifico.

È ancora oggi oggetto di dibattito quando e dove l'antenato comune tra il cane ed il lupo venne addomesticato dall'uomo, marcando la divergenza tra le sue specie.
Il dibattito cronologico ha circoscritto il campo al Neolitico perchè dai reperti archeologici ne esce il primo cane inumato insieme ad un uomo; infatti questa è l’epoca in cui l'uomo ha scoperto l'agricoltura ed ha avviato la costituzione di insediamenti stabili.

In tempi recenti, è stata poi proposta una nuova teoria che vede l'addomesticamento del cane come un processo iniziato indipendentemente sia nell'Occidente sia nell'Oriente dell'Eurasia tra il 12000 ed il 4400 a.C. L'unico dato ad oggi certo è che il cane è stato il primo animale oggetto di addomesticamento da parte dell'uomo perchè si mostrò un suo formidabile compagno nella caccia, nella difesa e nella capacità di instaurare un legame affettivo con i padroni.
I cani, oltre alla sorveglianza e alla difesa, vennero addestrati a occuparsi di altri animali. Anche oggi molte società che vivono di pastorizia affidano ai cani il compito di sorvegliare e guidare le greggi e le mandrie.

IL CAVALLO

Il cavallo è un mammifero appartenente alla famiglia degli equidi. Ha un corpo robusto, collo lungo e muscoloso, arti alti, terminanti da un’unghia molto spessa detta zoccolo. Per la sua robustezza e agilità, è stato fin dai tempi più antichi largamente impiegato come cavalcatura e per il traino di carri e carrozze.

Da diversi millenni l’uomo addomesticava principalmente buoi, pecore, capre, maiali e cani, ma i cavalli risultavano essere troppo difficili da catturare perché troppo veloci; l’uomo pensò quindi di catturarli per cibarsi della carne. Ben presto però il cavallo dimostrò una certa propensione all’addomesticamento e l’uomo ne approfittò, visto che il dorso di un cavallo era più comodo di quello di un bue. I primi cavalli addomesticati dall'uomo furono i Tarpan intorno al 4000 a.C.
La domesticazione del cavallo si diffuse in tutto il continente Indoeuropeo e in quello Africano. Da allora i cavalli hanno affiancato l’uomo nelle guerre, nel lavoro, negli spostamenti. Intorno al 1500 a.C. l’uomo iniziò a montare a salire sulla groppa dei cavalli, anche se senza sella. Presto i cavalli diventarono il mezzo di trasporto più importante e gli eserciti li utilizzavano per gli spostamenti in guerra e nelle battaglie stesse.
Solo alla fine del X secolo fu inventata la sella ad arcione in legno che aveva una specie di schienale molto pronunciato, il cavaliere poteva così avere un buon equilibrio sul cavallo, rendendolo più efficace.

Con il tempo la tecnologia sviluppata in guerra si trasferì così nelle attività di svago quotidiane: dalle gare di carri ai i tornei. Con l’avvento dell’epoca moderna, già nella prima guerra mondiale, il cavallo fu sostituito da altri mezzi di trasporto, uscendo definitivamente dalle battaglie. Da lì l’utilizzo del cavallo cambia radicalmente, tutt’oggi il cavallo è utilizzato maggiormente da un punto di vista sportivo, infatti è diffuso attualmente in tutti i continenti allo stato domestico (l’unico cavallo selvatico oggi esistente vive in Asia orientale in piccoli gruppi ed è quasi estinto).

ANIMALI DA ALLEVAMENTO

Circa 70 miliardi di animali vengono allevati ogni anno nel mondo per la nostra alimentazione (i pesci sono esclusi).
In Europa, più dell’80% provengono da allevamenti intensivi: animali geneticamente selezionati per una produttività sempre maggiore, confinati in edifici sovrappopolati, dove non possono esprimere i comportamenti naturali della loro specie. Alcune etichette di qualità e i prodotti derivati dall’agricoltura biologica offrono spesso l’assicurazione di migliori condizioni di vita per gli animali.

SUINI: L'allevamento del maiale cominciò nel neolitico con la sedentarizzazione degli umani, dato che questo animale non è capace di transumanza. La domesticazione è avvenuta probabilmente in cina fra il 8.000 e il 5.000 a.C.Nel mondo antico, l'allevamento di suini era in uso in Mesopotamia, Egitto e Grecia e si è sviluppato durante l'Impero romano, particolarmente in Gallia .All'inizio del Medioevo il suino era allevato allo stato brado; nel Basso Medioevo si cominciò a praticare l'allevamento in stalla. Il maiale è un animale intelligente, che può imparare molto in fretta ed è estremamente curioso, ha perciò bisogno di un ambiente ricco e stimolante. Nelle società dell'Oceania i maiali assunsero importanza come beni di prestigio, destinati non solo al consumo ma soprattutto allo scambio nelle cerimonie importanti del ciclo di vita (la nascita, il matrimonio, la morte).

GALLINE: Scoperti in Israele i resti del più antico allevamento di pollame: si trova nel sito di Maresha, vicino ad un’antica via commerciale nel sud del Paese, e risale al periodo compreso tra il IV e il II secolo avanti Cristo. I ricercatori dell’Università di Haifa vi hanno trovato numerose ossa di galline ovaiole e di polli, su cui sono impressi gli evidenti segni della macellazione. Dopo la seconda guerra mondiale, si sono moltiplicati gli allevamenti intensivi aventi come obiettivo principale la produttività delle galline. In questi capannoni chiusi, con una debole illuminazione artificiale, le galline ovaiole sono confinate in gabbie e vengono considerate come semplici unità di produzione. Fortunatamente, altri sistemi di allevamento rappresentano valide alternative all’allevamento in batteria: all’aperto, biologico e a terra.

MUCCHE:Tracce della sua domesticazione risalenti al Neolitico antico (circa 9000 anni fa) sono state ritrovate in Grecia. In Italia vi sono circa 2 milioni di mucche (o, più correttamente, vacche) da latte. Quasi tutte non hanno mai accesso al pascolo. Come in tutti gli allevamenti intensivi, da loro si esige una produttività massima, che si accompagna spesso a zoppie, mastiti (infiammazioni delle mammelle) e una breve aspettativa di vita. I vitelli maschi nati da queste mucche prendono la direzione della filiera della carne, dove vengono generalmente ingrassati in sistemi intensivi che non soddisfano i loro bisogni fisiologici e comportamentali.
Invece nelle società dell'India le mucche divennero animali sacri di cui fu vietato il consumo.

CONIGLI: La domesticazione vera e propria del coniglio cominciò nel Medioevo. Gregorio di Tours riferì che Papa Gregorio I autorizzò il consumo di laurices (un piatto a base di feti e neonati di coniglio) durante la Quaresima e ciò portò ad uno sviluppo dell'allevamento nei monasteri, dove i conigli venivano tenuti in gabbie.I conigli sono animali sociali che, in condizioni naturali, vivono in gruppi, scavano tane per nascondersi e allevare i loro piccoli. Si muovono per lo più correndo o facendo balzi che possono arrivare fino a 1 m di altezza. Hanno anche bisogno di materiali da rosicchiare con i denti, come arbusti o cespugli. L’allevamento intensivo li confina in gabbie senza alcun arricchimento ambientale.

QUAGLIE: pare proprio che fossero allevate già sin dai tempi dell’antico popolo d’Egitto. Essendo ricche di proteine, in Egitto si decise di allevare le quaglie per “darle in pasto” ai lavoratori che si occupavano dell’edificazione delle piramidi.Abbiamo documenti scritti che attestano la presenza delle quaglie già in Asia, sin dal 770 a.C. L’allevamento delle quaglie sta crescendo sempre di più, sia per la commercializzazione della carne sia per la produzione delle uova. Al livello globale, nel 2014, sono state allevate circa 1.4 miliardi di quaglie. La Cina è il primo produttore a livello mondiale con 1.2 miliardi di animali allevati. In Europa invece ne alleviamo 143 milioni e la Spagna è il primo produttore con 66 milioni. In Italia sono 13 milioni le quaglie macellate all’anno.
IL GATTO

Il gatto domestico deriva da un felino selvatico di origine Africana, Felis silvestris Libyca, il cui processo evolutivo inizia circa 6 milioni di anni fa.Si pensa che la domesticazione del gatto sia iniziata in epoca molto recente fra i 6000 ed i 10000 anni fa. Abbiamo infatti, notizie di resti di gatto domestico, risalenti a circa 9500 anni fa, presenti in una necropoli sull’isola di Cipro. Tale scoperta consente di datare la domesticazione di questa specie in tempi antecedenti questa data perché bisogna supporre che i gatti siano stati volutamente portati sull’isola. Si presume che il gatto provenga dall’Etiopia; teorie derivanti da studi sulla genetica evolutiva, collocano sicuramente la sua origine nelle aree prossime al Medio Oriente.

La domesticazione del gatto avvenne probabilmente quando le popolazioni umane divennero stanziali a seguito della creazione dei primi insediamenti rurali. Nelle prime comunità agricole si ebbe la necessità di costruire granai per lo stoccaggio dei cereali coltivati durante le stagioni primaverile estiva e ciò, quasi sicuramente, determinò il richiamo di frotte di roditori. È in questo contesto che il felino si è fatto strada nelle nostre vite: proteggendo, ovviamente senza intenzionalità, i raccolti. I gatti subirono quindi un fenomeno di urbanizzazione secondaria alla presenza massiva delle loro prede preferite: gli agricoltori evidentemente ne incentivarono la permanenza, accudendoli, per poter così usufruire delle loro favolose capacità nella caccia ai topi che rappresentavano una seria minaccia di carestia ed un pericolo per la salute.

L’antico Egitto è l’esempio più eclatante, nell’antichità, della simbiosi, fra uomo e gatto ed è anche la più importante fonte di reperti archeologici che attestano la convivenza stretta che si venne a creare fra uomo e felino. Al gatto venne perfino dedicata una divinità femminile, la dea Bastet, protettrice della musica, della fecondità, legata al culto della luna e del sole, ed esso si guadagnò anche il diritto al passaggio ad una vita migliore dopo la morte, a mezzo della conservazione delle sue spoglie con il processo di mummificazione che ne sanciva l’importanza ed il rispetto ottenuto: questa pratica era infatti riservata ai nobili agli altolocati ed ai sapienti.
Numerose mummie di gatto sono state trovate di fianco a quelle dei loro proprietari, ed esiste una intera necropoli a loro dedicata. Tramite i fenici ed i romani, il gatto venne portato sul continente europeo e da lì lungo le rotte d’esplorazione, sia via mare che via terra, venne diffuso su tutto il globo.
In breve, i gatti iniziarono ad avvicinarsi ai nostri antenati come commensali, ovvero in cerca di cibo.

GLI UCCELLI

Come abbiamo visto precedentemente i mammiferi furono addomesticati a fini alimentari o per collaborare alle attività umane. La situazione è completamente differente per gli uccelli: i dati archeologici e storici indicano che il loro impiego fu religioso, superstizioso, decorativo, diversivo.

Solo più tardi gli uccelli si trasformarono in supporto alimentare. Specialmente i polli conobbero questa sequenza, ma è evidente anche nella storia di altri uccelli: le oche nell’antica Roma erano ritenute sacre, poi divennero parte integrante dei banchetti; quando fu scoperto dagli Spagnoli, il tacchino si trovava nel periodo di transizione tra l’uso culturale e culinario; la quaglia giapponese fu per secoli un uccello da canto tenuto in gabbia, utilizzata solo nelle decadi più recenti come fonte di carne e uova.

Venne quindi probabilmente la volta dell’Oca e del Germano reale: i dati emergono da scoperte archeologiche cinesi, databili intorno al 2500 aC. Un addomesticamento separato dell’oca ebbe luogo in Egitto intorno al 1500 aC e forse anche in Europa, dove pare che il germano reale sia stato addomesticato con successo nella parte occidentale solo a partire dal Medio Evo. Fagiani dal Collare invece erano tenuti in cattività dai Greci intorno al 1300 aC. La Quaglia Giapponese fu probabilmente addomesticata intorno all’XI secolo in Giappone, Cina o Corea.
Si ritiene che nelle Americhe l’addomesticamento del Tacchino e dell’Anatra Muta sia un fatto piuttosto recente. Le tracce più antiche dell’addomesticamento del tacchino si trovano in Messico e appartengono al periodo che va dal 200 aC al 700 dC. I Conquistadores trovarono l’anatra muta completamente addomesticata in Colombia e in Perù nel XVI secolo; essa differiva assai poco dalla forma selvatica, indicando così una sua acquisizione molto recente.

LE API

L'ape europea (Apis mellifera Linnaeus, classificata con questo nome nel 1758) è la specie del genere Apis più diffusa nel mondo.
Originaria dell’Europa, dell’Africa e parte dell'Asia, fu introdotta nei continenti americano e australiano.

L'apicoltura è nata nella preistoria quando l’uomo era in cerca di cibo, quindi l’apicoltura è l'allevamento delle api con lo scopo di sfruttare i prodotti dell’alveare. Il mestiere dell'apicoltore consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero e cure, e vegliare sul loro sviluppo; in cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli, veleno.

Praticata in tutti i continenti, questa attività varia a seconda delle varietà delle api, del clima e del livello di sviluppo economico dell'agricoltore.

L'ALPACA

L'alpaca è un mammifero della famiglia dei camelidi, originario del Sudamerica, addomesticato e allevato soprattutto per utilizzarne il latte e la pregiata lana.
Un'alpaca femmina produce circa 2,5 kg di lana, mentre un alpaca maschio può arrivare a produrre anche 4 kg di lana all'anno. La lana di alpaca è simile a quella di pecora, ma è più calda e non pizzica la pelle ed è apprezzata per la brillantezza e per la leggerezza. La lana di alpaca non contiene lanolina, non infeltrisce e non dà allergie, inoltre contiene cheratina che viene usata anche per i cosmetici.

Sin dall'antichità, circa 4000 anni fa, gli alpaca venivano allevati come animali domestici dagli Inca per la loro lana, il pellame e la carne.

Gli Inca conducevano scambi commerciali e baratti usando manufatti in alpaca e la ricchezza di una persona veniva giudicata in base a quanti alpaca si possedevano.
Gli alpaca rischiarono l'estinzione visto che si preferiva rendere disponibili i pascoli ai greggi di pecore e utilizzare i cavalli. Fu così che per salvare gli alpaca sopravvissuti allo sterminio, i peruviani trasferirono i capi ad altitudini estremamente più elevate, ove le pecore non potevano vivere, abituando così gli alpaca al clima delle Ande Peruviane, sopportando temperature rigide di notte e calde di giorno, con un tasso di ossigeno ridotto.

IL CAMMELLO E IL DROMEDARIO

L'addomesticamento dei camelidi, ovvero sia dei cammelli che dei dromedari, pone le sue radici in tempi molto remoti. In entrambi casi intorno al 2500 a.C. soltanto in due contesti territoriali e culturali diversi. I primi, muniti di due gobbe, infatti, vennero addomesticati nel bel mezzo delle steppe centro asiatiche e del deserto mongolo, i secondi, muniti di una sola gobba, nel Deserto Arabico. Entrambe le specie, appartenendo d’altronde alla stessa famiglia, hanno caratteristiche morfologiche molto simili; entrambi diverso possiedono la gobba, ovvero una sorta di grande serbatoio collocato sulla schiena che permette all’animale di conservare l’acqua durante le loro traversate nel deserto o nella steppa, ed entrambi nelle zampe non sono provvisti di zoccolo ma bensì di una sorta di cuscinetto che permette all’animale di non sprofondare nella sabbia o nella neve.

l’addomesticamento dei dromedari avvenne in Arabia intorno al 2500-3000 a.C. in piena età dei metalli. Fu proprio in quel momento che gli uomini si avvicinarono ai branchi selvaggi di questi animali e una volta addomesticati divennero degli ottimi animali da soma e da trasporto, nel bel mezzo di ambienti ostili quali quelli della Penisola Arabica, grazie ovviamente alla sue caratteristiche morfologiche adatte a questi tipi di ambiente. Inoltre non dobbiamo dimenticare il rendimento che offriva l’animale in sé, ovvero la pelle, la carne ed il latte, tutti quanti prodotti essenziali per le popolazioni beduine del tempo, tanto che pare che l’addomesticamento di questi animali fu essenziale per le popolazioni locali; senza di esso probabilmente la vita umana in queste regioni sarebbe stata ben più difficile, al punto che fin da questi tempi il dromedario acquisì l’appellativo di “nave del deserto” e fin da questi tempi antichissimi nacquero le carovane di beduini nel deserto, sia Arabico che del Sahara.

Come il dromedario, il cammello, ha caratterizzato le popolazioni beduine islamiche e pre-islamiche nei caldi deserti del Medio Oriente, il cammello ha invece caratterizzato le popolazioni nomadi delle steppe e dei deserti dell’Asia centrale, dall’Anatolia fino alla Cina settentrionale. In base alle testimonianze pare che l’addomesticamento di questo animale avvenne proprio in queste zone intorno al 2500 a.C. Questo esemplare, al contrario del dromedario, venne introdotto anche in Italia in epoca romana e venne utilizzato come animale da soma, da circo e da guerra fino al XVIII secolo, non va dimenticata infatti la partecipazione di questi animali agli spettacoli del Colosseo e spostandoci di qualche secolo, le opere in gotico internazionale rappresentanti cortei reali con la presenza dei cammelli, portatori di baldacchini.

Oggi infatti questa specie è praticamente soltanto domestica, solamente nel deserto del Gobi, fra Mongolia e Cina si registrano ancora, seppur rari, degli esemplari allo stato brado, stimati intorno alle 900. unità. Proprio per questo gli studiosi tendono a considerare il cammello selvatico (Camelus Ferus) una sottospecie del cammello domestico.

I PESCI

L'acquariofilia è un hobby che consiste nell'allevare pesci, invertebrati e piante acquatiche in un acquario casalingo o in un laghetto da giardino. L'acquariofilia vede le sue antiche origini nell'allevamento a scopo alimentare che già i Romani fecero con le specie a loro più gradite, e che venne ripresa e studiata a fondo nel corso dei secoli.

Grande impulso allo sviluppo scientifico di questo hobby lo diede il grande naturalista Konrad Lorenz, padre dell'etologia, scienza che studia il comportamento animale. Si scoprì quindi che i pesci erano animali più complessi di quanto si fosse mai pensato prima.
Dal secondo dopoguerra l'acquariofilia conobbe un periodo florido che non si è mai interrotto. Negli ultimi decenni si è arrivati ad un'acquariofilia consapevole, che tiene in considerazione le particolari esigenze fisiologiche delle centinaia di specie preposte all'allevamento in cattività, la maggior parte delle quali ormai sono riproducibili facilmente in acquario.

Ma l'acquacoltura invece è l'allevamento di organismi acquatici, principalmente pesci, crostacei e molluschi, è un'attività molto antica, certamente con origini che risalgono ad oltre 5.000 anni or sono. In Italia, durante l'epoca romana, nelle lagune venivano prodotti molluschi, in particolare ostriche.

All'inizio del terzo millennio, l'acquacoltura, per far fronte alle esigenze dei consumatori, sta assumendo un ruolo sempre più importante. In particolare, per ciò che riguarda l'Italia, già da molti anni in quasi tutti i banchi di vendita, accanto ai pesci di cattura si trovano prodotti provenienti da allevamenti.

IL CRICETO

L'habitat naturale del criceto si trova in una piccola regione della Siria nordoccidentale vicino alla città di Aleppo. Nel 1930, uno scienziato alla ricerca di soggetti animali per la ricerca medica fece catturare i primi criceti per diventare animali da laboratorio. Gli scienziati hanno allevato quei criceti e durante gli anni '30 hanno inviato i loro discendenti in vari altri laboratori in tutto il mondo. Alla fine degli anni '40 negli Stati Uniti, un'industria commerciale di criceti aveva iniziato a fornire criceti per l'uso in laboratorio e allo stesso tempo a rendere popolari i criceti come animali domestici. Negli anni successivi, ulteriori spedizioni di ritorno in Siria catturarono altri criceti per aumentare la diversità genetica tra le popolazioni di criceti condivise tra gli allevatori. I criceti selvaggi diventano addomesticati nel giro di pochi giorni dopo essere stati catturati e maneggiati dagli umani.

IL FURETTO

Il furetto è un simpaticissimo animale da compagnia come il cane e il gatto, molto vivace e in continuo movimento.
I furetti sono stati resi domestici da almeno 4 secoli a.C. e da allora hanno perso tutti i loro istinti selvatici e l'abilità di sopravvivere in natura Negli U.S.A. ci sono tra gli 8 e i 12 milioni di esemplari di furetti allevati come animali da compagnia. In Italia il numero è sempre crescente e ha avuto il suo picco nel 2005. Ad oggi (2017) sono quasi 2000 i furetti registrati all’Anagrafe Italiana che viene gestita privatamente e gratuitamente da Furettomania ONLUS.